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Vulvodinia: cos’è, quali sono i sintomi e come curarla

 La vulvodinia è una sindrome che coinvolge le terminazioni nervose dei genitali esterni femminili, creando dolore e/o bruciore spontaneo o provocato, con grande disagio nella quotidianità (mantenere la posizione seduta, camminare, indossare indumenti aderenti, andare in bicicletta, fare attività fisica, etc.) e nel rapporto di coppia (rapporti sessuali dolorosi), ed è sovente associata a problemi urinari, intestinali e/o muscolo-scheletrici. 

 

 Questa patologia non compare nell’elenco delle malattie croniche e invalidanti del Ministero della Salute e anzi non è mai nominata nel decreto di aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza. Di conseguenza questo disturbo non è coperto dal SSN, e nella maggior parte dei casi chi ne soffre deve rivolgersi a centri privati, che possono essere molto costosi. Il 3 maggio in Parlamento è stata presentata la proposta di legge sulla vulvodinia per far sì che il disturbo sia riconosciuto dal Servizio Sanitario Nazionale come malattia croniche e invalidanti. Schierato in prima linea troviamo il leader della band romana dei Maneskin Damiano David sempre accanto alla sua compagna Giorgia Soleri, che soffre di questo disturbo da quando aveva 16 anni e oggi attivista del Comitato Vulvodinia e neuropatia del pudendo.

 

 Oggi non esiste una cura definitiva per la vulvodinia, e la maggior parte delle terapie si concentrano sulla riduzione dei sintomi. Le donne affette possono fare ricorso ad anestetici locali, farmaci antidolorifici, antidepressivi, e nei casi più gravi interventi chirurgici.

 

 Il ginecologo ha un ruolo chiave nell’accertare la patologia e nell’escludere altre cause di origine del dolore. Non di rado, infatti, questo tipo di diagnosi viene raggiunta con metodiche di esclusione. A livello medico, il trattamento di pazienti con vulvodinia è spesso percepita come una vera e propria sfida.

 

 Una volta raggiunta la certezza della diagnosi, l’approccio prevede da un lato il supporto al trattamento delle potenziali concause (igiene, consigli comportamentali ed alimentari, esame dei fattori neurologici e/o psicologici) e dall’altro la gestione dei sintomi per via farmacologica.

 

 Esiste una terapia fisica, che prevede il ricorso al rafforzamento della fascia muscolare della zona interessata ed una terapia farmacologica che può includere il ricorso a diverse classi di farmaci, tra cui: anestetici, anti-spastici, anti-convulsivanti e anti-depressivi sia per uso orale sia incorporati in formulazioni per uso topico e cutaneo. 

 

 Tra le formulazioni per uso topico ne segnaliamo alcune suggerite in alcuni studi molto recenti, che riportano l’efficacia terapeutica susseguente l’applicazione di un siero vaginale a base di diazepam o, in alternativa, a base di gabapentin (4-6%) formulati su basi di gel istocompatibili ed ipo-allergenici, in grado di assicurare un ottimo assorbimento dei principi attivi. Queste specialità non sono in commercio, ma vengono realizzate appositamente nei laboratori galenici, dietro presentazione di ricetta medica. 

 

 Diazepam crema vaginale, farmaco galenico

 

 Il diazepam è una benzodiazepina (sostanza stupefacente) utilizzata per i suoi effetti ipnotici, sedativi, anticolvulsivanti e spasmolitici, caratterizzata dal punto di vista farmacologico da una lunga durata di azione (anche superiore alle 70 ore).

 

 Sono molto conosciuti al pubblico i farmaci orali (compresse, capsule, gocce come il Valium) a base di diazepam preparati dall’industria farmaceutica, prescritti a diversi dosaggi per svariate patologie. Un po’ meno conosciuti (ma assolutamente importanti) sono invece i farmaci preparati direttamente dal Farmacista in Farmacia, nel laboratorio galenico.

 

 Grazie alle spiccate proprietà miorilassanti associate al diazepam, sono stati studiati preparazioni da somministrate per uso intravaginale attraverso ovuli (solitamente composti da semplice glicerolo e gelatina, quindi ben tollerati) o creme che possono essere allestiti nei laboratori galenici.

 

I vantaggi

  • L’allestimento di un preparato per uso topico o mucosale (vagina) non reperibile altrimenti in commercio come “farmaco industriale” pronto: l’industria farmaceutica infatti, NON prepara diazepam in ovuli o creme e a volte si è costretti a utilizzare CLISTERI di diazepam in vagina;

  • possibilità di realizzare un farmaco potenzialmente instabile, senza allergeni o particolari conservanti (a scapito della scadenza);

  • una più rapida comparsa dell’effetto terapeutico;

  • una ridotta comparsa di effetti sistemici, in particolare modo sonnolenza ed astenia, rispetto alla somministrazione per via orale;

  • possibilità di realizzare creme e ovuli con diversi dosaggi di farmaco;

  • possibilità di variare la composizione dell’ovulo o della crema vaginale al fine di velocizzare/ritardare la dissoluzione del farmaco e quindi modulare l’inizio dell’effetto terapeutico.

 

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